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Il Dottor Franco Lugnani, si è laureato a Trieste nel 1979 discutendo una tesi sperimentale sulla vascolarizzazione delle neoplasie vescicali con il chiarissimo Professore Rocca Rossetti a far tempo Direttore della Clinica Urologica di Trieste. Dopo aver conseguito nel 1984 la specializzazione il Dottor Lugnani ha prestato la propria opera in qualità di assistente nella casa di cura Salus di Trieste, prima sotto la guida del Professor Giuseppe Klugman e quindi con il dottor Giuliano Cecovini nel dipartimento di chirurgia.
Ci parli della sua attività medica e della criochirurgia?
Ben presto ho cominciato ad interessarmi alla prevenzione e diagnosi precoce delle neoplasie prostatiche e per approfondire queste tematiche mi sono recato nei primi anni 90 negli stati Uniti diventando un allievo del Professor Fred Lee di Ann Arbor al Saint Joseph Hospital e pù tardi presso il Prostate Centre del Crittenton Hospital di Detroit.
Fu proprio durante uno dei miei soggiorni negli USA che, accompagnando il mio Maestro all'Allegheny General Hospital di Pittsburg, sono giunto a conoscere i Colleghi che si occupavano di una nuovissima tecnica di cura minimamente invasiva dei tumori: la criochirurgia.
Allora le applicazioni della tecnica erano limitate ai tumori della prostata ed ai tumori del fegato.
Le implicazioni possibili e l'efficacia della metodica mi sono apparse subito evidenti.
Nel frattempo divenni consulente della Patologia Chirurgica dell'università di Ancona dove, assieme con l'allora direttore Professor Emanuele Lezoche (un celebre precursore di svariate tecniche chirurgiche innovative come la laparoscopia ) iniziammo a trattare anche i tumori epatici.
Inoltre sono stato Presidente per sei anni all'International Society of Ckiosurgery, che riunisce da tutto i mondo i massimi esperti in materia e abbiamo fatto l'ultimo congresso mondiale a Trieste persso l'ICTP di Miramare. Il congresso si è concluso con grande successo e soddisfazione il 7 novembre.
La criochirurgia è una metodica, nota dal 1800, ma solo dal 1990 si è evoluta nelle alte tecnologie ed ha raggiunto la sua maturità grazie alla possibilità di monitoraggio intraoperatorio guidato da ecografia o TAC.
Quale tecnica usa nella criochirurgia?
La tecnica utilizza aghi sottili che generano nella punta, mediante sofisticati apparati di micromeccanica in cui circola azoto od argon liquido, temperature criogeniche fino a 190 gradi sotto lo zero.
I tessuti malati tumorali opportunamente raffreddati ne ricevono un danno irreversibile, muoiono e vengono successivamente riassorbiti dall'organismo lasciando al loro posto un tessuto cicatriziale.
Attualmente la criochirurgia viene utilizzata soprattutto per i tumori di prostata, rene, ossa, tessuti molli, polmone, rene, fegato, mammella, utero, cuore, sistema nervoso.
In pratica come si procede?
Mediante ecografia o tac si verificano la sede, la forma e le dimensioni del tumore quindi si inseriscono gli aghi criogenici nel tumore stesso. Attivata la macchina criogenica si segue visivamente lo sviluppo del ghiaccio dentro il corpo mediante l'ecografia o la tac controllandone l'estensione fino alla totale copertura delle zone malate, grazie a tali sistemi si evitano gli organi vicini che si vogliono risparmiare.
Nella stessa seduta si esegue la procedura per due volte consecutive, ognuna delle quali dura circa 10 minuti. Quindi si riscaldano le sonde che vengono sfilate mentre il ghiaccio si scioglie nel giro di 20/30 minuti.
Le cellule morte si sciolgono e vengono riassorbite lasciando al loro posto una piccola cicatrice.
Dopo quanto tempo il paziente può lasciare l'ospedale?
Il paziente viene dimesso dopo poche ore o al massimo dopo un giorno.
Ovviamente la possibilità di operare in modo minimamente invasivo permette di ablare tumori in pazienti che altrimenti difficilmente potrebbero essere operati con tecniche tradizionali maggiormente invasive. Risulta molto attrattiva anche per pazienti non a rischio per la rapidità di recupero e la scarsità degli effetti collaterali.
Dove viene usata questa tecnologia medica avanzata?
La metodica è in uso in molti centri in Italia e nel mondo.
A Trieste presso il Sanatorio Triestino in Italia tra gli altri voglio citare il centro Tumori di Milano, di Roma, della Basilicata.
La crioterapia si usa quotidianamente in molti dei più celebri centri europei, Americani, Cinesi, Taiwanesi, Australiani: dal King's Hospital di Londra alla Mayo Clinc o il Veterans Hospital di Taipei o alla Clinica Puijvert di Barcellona e tanti tanti altri in tutto il mondo.
La tecnica criochirurgica è in continua evoluzione, attualmente oltre ai miglioramenti tecnici sono in corso studi internazionali per valutare i metodi che permettono di stimolare la risposta immunitaria contro i tumori che la crioablazione provoca e induce e che seguo con interesse. I primi risultati degli studi pilota sono stati molto incoraggianti e speriamo molto presto di poter portare anche in Italia tali esperienze che attualmente sono disponibili solo a livello di protocollo sperimentale in poche istituzioni specializzate all'estero.
Si possono prevenire le malattie della prostata?
Un discorso a parte va fatto sulla prevenzione e cura delle malattie prostatiche sia esse benigne che maligne.
Il PSA quale test diagnostico per la diagnosi dei tumori della prostata è stato recentemente messo sotto discussione dal suo stesso scopritore l'amico Professor Richard Ablin di Tuxon Arizona che ne ha parlato anche a Trieste il 5 Novembre al Teatro Miela. Il problema deve essere compreso nella sua giusta luce ed è legato alla forse eccessiva frequenza delle biopsie cui vengono sottoposti i pazienti che hanno elevazioni anche minime dei valori rispetto ai "riferimenti di normalità". Questo valore di riferimento è arbitrariamente stabilito in base a calcoli statistici di probabilità che poco hanno a che vedere con la presenza o meno di un tumore. La storia recente insegna che moltiplicando enormemente il numero delle diagnosi e degli interventi conseguenti per tumore prostatico la mortalità generale si è modificata di tanto poco da far pensare che siamo di fronte ad un eccesso di cura dovuto ad un eccesso di diagnosi.
Il problema pertanto consiste in un corretto uso di tutti i test disponibili al fine di non incorrere in eccessi inutili senza però fare correre rischi di trascuratezza.
Vorrei concludere dicendo che per i tumori prostatici in particolare si vanno ora diffondendo approcci ulteriormente selettivi che sono simili alla quadrantectomia nella donna. Ovvero distruggere, quando possibile, solo il tumore nella prostata con tecnica focale mirata della criochirurgica senza togliere tutta la ghiandola come si usa fare con gli interventi robotizzati, laparoscopici o aperti. In questo modo i rischi delle complicanze relative come i deficit rettili o l'incontinenza vengono minimizzati.
La crioterapia quindi non è molto invasiva?
Tutta la medicina e la chirurgia si evolvono verso tecniche sempre meno invasive, multidisciplinari, a basso impatto per il paziente e la criochirurgia si presenta come uno strumento di punta in questo scenario moderno ed altamente sofisticato. Il futuro della metodica è ancora più interessante per la possibilità che stiamo esplorando di utilizzarla apunto in congiunzione con altre forme terapeutiche per ottenere trattamenti efficaci combinati e personalizzati.